12 aprile 2012

Dimmi che borsa hai e ti dirò chi sei.

Solo la parola "borsa" mi dà pace. Sentite che suono. Altro trauma infantile, ovviamente.

"Io adoro le borse, venero le borse, vivo per le borse!" (semicit. Crudelia Demon).

Dovete sapere, magari alcune di voi già lo sanno, che la dimensione della borsa rappresenta la posizione della donna nella società. Più la borsa è grande, maggiore è la rilevanza sociale della donna. Di quella donna.

Ovviamente io inconsciamente non ho potuto che seguire questa fantastica regola.

Da bambina avevo borsettine piccole. Morbide. Colorate. Dentro ci mettevo la Barbie seduta con mezzo busto e 3/4 di gambe fuori. Oppure il rossettino. La mollettina gne gne gne.

Intorno agli 11-13 anni ho iniziato a volere la MIA borsetta, e non quelle che raccattavo in giro. Era sempre piccola. 25x15. Da mettere sotto il braccio, con un manico corto. Era beige, di tessuto, con la bandiera americana. Sbiadita. E gli strass. Bianchi.



A 14 anni la mia prima borsetta di marca. Calvin Klein. Celeste scuro. Manico in pelle. Rigida. Forma rettangolare. 20x13. In tessuto. Mi sentivo una star. La mamma aveva speso tanti soldini per quella borsa. La usavo la domenica per uscire a bere la Coca-Cola con le amiche. Dentro ci stava a malapena il portafoglio e il telefonino. Una cabina telefonica dell'Alcatel. Verde acqua con i tasti arancioni. Io il nokia non l'ho mai voluto. Né mai avuto. Tutto il resto lo mettevo in tasca del giubbottino leggero. Fino a rompere la tasca quasi, ovviamente.

Nel frattempo cumulavo borse a caso. Di sorelle. O della Provvidenza che passavano per casa mia e prontamente io inserivo nella mia collezione.

A 18 anni arriva la bomba n°1. Regalata dalle migliori amiche con cui anni prima andavo a bere la Coca-Cola. Donna Karan. Tracolla. Testa di moro. Manico in pelle con intrecci. Tessuto con tutte le DKNY. Marroni su sfondo beige. Chiusura con calamita. Una cosa pazzesca. Mi sentivo in paradiso. Poi il buio, ma insomma a 18anni, il giorno del tuo compleanno, festeggi in modo irresponsabile.

Quello stesso anno feci la mia prima stagione. I miei primi stipendi. Dio quanto ero figa. D'inverno scatta la bomba n°2. Furla. (Cavolo la mia Furla ha già 5 anni...ma ne dimostra 2!). Panna. Pura pelle. Grandina. 30x35x10. Era quel modello con il ciondolo che hanno stra imitato in tutti i modi. Quello con la tasca interna in diagonale. Insomma. Io l'ho originale. Panna. Pezzo quasi unico. Non l'ho vista addosso a nessuna identica alla mia. Un super successone.

Quell'anno mi diplomai. La borsa aumenta di grandezza e la mia importanza sociale pure. Ero ragioniera. Me ne vado all'Università.
Qui la mia rilevanza sociale gode di ottima salute.

Borsa dell'Università, che tuttora uso e sfrutto anche se ormai tira gli ultimi respiri. Come la mia permanenza all'Università, mi auguro. Nera. Enorme. Gigante. La borsa più grande che ho. Stefanel. Fuori PVC intrecciato. Dentro tessuto. Ha anche un borsellino staccabile in vernice nera. Come il manico di media lunghezza che permette di tenerla sottobraccio ben chiusa.

Iniziano i viaggi e da ogni viaggio portavo una borsa nuova. Media o piccola grandezza. Colori vari, vari materiali.

La bomba n°3 la sgancia l'Homo. Furla. Nera. Pelle, vitellino (chiedo nuovamente perdono agli animalisti e chiedono loro di trasmettermi la sensibilità per l'argomento che la mia infanzia purtroppo non mi ha trasmesso). Pochette. Contente altri due borsellini. A mo' di matriosca. Ero drogata. Partita per la tangente. E' la borsa che prevalentemente uso in discoteca o la sera. Non l'unica, ovviamente. Ma a dimostrazione che la sera, o in presenza dell'Homo la mia rilevanza sociale si riduce al nulla. A quella di quando avevo 11 anni con la mia prima borsettina. Direi che è la mia borsa del cuore per il legale affettivo che contiene.

Spero di continuare a portare borse enormi sotto il mio braccio. E di limitarmi alle piccoline nelle uscite serali o affianco all'Homo nei momenti di relax.

Quindi, donne...la Borsa non la deve portare il vostro compagno a meno che voi non siate in punto di morte o paralisi senza ritorno alle braccia.
Uomini, omosessuali, tesori miei, io vi ammiro molto ma rispettate questi simboli. E' come se un musulmano si mettesse la croce. Voi mettete cravatte e papillon che siete belli lo stesso. Vi concedo le tracolle. Ma solo agli omosessuali. Agli etero la tracolla...anche no. Ecco.
Anche perché, diciamola tutta, alle donne dovrebbe essere vietato mettere il cravattino. Se non a Carnevale. Io la cravatta l'ho messa solo per motivi lavorativi. Stop. E chiedo anche scusa al sesso maschile per questo.

E voi donne...che rilevanza sociale avete? Dai ditemi che sono curiosa. E se avete borse meravigliose da consigliarmi scrivete, scrivete, scrivete! Se non altro..mi gusto l'occhio!!!!!

Baci, baci, baci.

1 commento:

  1. Borse... sono anch'io una fissata.
    Ultimamente sono andata all'outlet a piangere su quelle di Prada, che meraviglia. Peccato che costano ancora troppo anche scontate.

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